Marco Boato - attività politica e istituzionale | ||||||||||||||||
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Roma, Camera dei deputati, 19 giugno 2007 Il sottoscritto chiede di interpellare il Ministro dell’interno, per sapere – premesso che: Peppino Impastato era un giovane siciliano nato a Cinisi, in provincia di Palermo, nel 1948, da una famiglia mafiosa; sin da ragazzo, ribellandosi alla cultura e alle attività mafiose del contesto di origine, entrò in contrasto e ruppe con il padre e la famiglia, dedicandosi all’attività politica attraverso l’adesione, nel 1965, al Psiup e fondando il giornalino “L’Idea socialista”; nel 1976 fondò “Radio Aut”, una radio locale privata che dalle sue frequenze trasmetteva accuse e denunce, sotto forma di programmi satirici, il più seguito dei quali era “Onda pazza”, dei delitti, delle attività illecite e delle connivenze politico-istituzionali dei mafiosi e, in particolare, del capomafia Tano Badalamenti il quale, attraverso il controllo dell’aeroporto di Palermo, aveva un ruolo di primo piano nei traffici internazionali di stupefacenti; nel 1978 Peppino Impastato si candidò al Consiglio comunale di Cinisi nelle liste di Democrazia Proletaria ma, nel corso della campagna elettorale, il 9 maggio 1978, lo stesso giorno del ritrovamento del corpo dell’on. Aldo Moro, venne ucciso e il suo corpo dilaniato dall’esplosivo fu trovato sui binari della tratta Palermo-Trapani; le primissime indagini si orientarono sin da subito verso la pista del fallito attentato terroristico, sfiorando addirittura l’ipotesi del suicidio a seguito del ritrovamento, presso la casa di Peppino Impastato, di alcune lettere che, in realtà, risalivano a diversi mesi prima; contro queste ipotesi, il fratello Giovanni Impastato e la madre Felicia Bartolotta Impastato ruppero pubblicamente con la parentela mafiosa e, insieme ai compagni di militanza e al Centro siciliano di documentazione, intitolato successivamente a Peppino Impastato, e diretto da Umberto Santino, iniziarono un’attività di documentazione che porterà, ben 25 anni dopo, nel 2002, alla condanna di Tano Badalamenti e del suo vice Vito Palazzolo, accusati di essere stati i mandanti dell’omicidio Impastato; il 6 dicembre 2000, viene approvata, dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul fenomeno della mafie e delle altre associazioni criminali similari, presieduta dall’on. Lumia, una relazione sul “Caso Impastato” in cui il relatore, on. Giovanni Russo Spena parla, in riferimento all’inchiesta allora ancora in corso, di “gravi anomalie che permettono di ipotizzare un vero e proprio «depistaggio», per usare un termine, forte ma motivato, che fu più tardi adottato dal giudice dottor Caponnetto. (…) Proprio in quel territorio (…) in cui la presenza della mafia era nota e documentata da tempo, settori dello Stato decisero di non indagare contro la mafia e, di conseguenza, di non ricercare gli esecutori ed i mandanti del delitto Impastato. Questo avvenne non per negligenza o inerzia, ma per scelta consapevole. Può essere, in base all’inchiesta, avanzata l’ipotesi che la aprioristica esclusione della pista mafiosa abbia potuto trovare una ragione nei rapporti fra la cosca di Cinisi e spezzoni di istituzioni con essa compromessi”; la “Casa della memoria”, ex casa di Peppino Impastato e di sua madre Felicia, è stata, nei giorni scorsi, oggetto di atti vandalici con il lancio di liquido corrosivo sulla porta di entrata e sulle pareti; in un primo momento si è pensato ad una ritorsione contro le numerose attività anti-mafia che svolge il Centro e, solo successivamente, è stato individuato in uno psicolabile, Giampiero La Fata, il responsabile degli atti vandalici; da un articolo pubblicato il 14 giugno 2007 su la Repubblica, riferendosi all’arresto di Giampiero La Fata, si riferisce di “Qualcuno che sussurra sia stato «mandato», spinto a oltraggiare la casa e anche un ricordo. Sospetti. Voci. «Fra uno sfregio e l’altro in paese sono accadute cose molto strane» ricorda ancora Giovanni Impastato”; il Presidente Napolitano, in occasione della sua visita a Palermo per i 60 anni dell’Assemblea Regionale Siciliana, durante la cerimonia di messa a dimora di 4 alberi in memoria della strage di Portella della Ginestra, di Peppino Impastato, di Pio La Torre e di Giovanni Falcone, ha dichiarato che “Bisogna far luce su tutte le vicende su cui piena luce non e' stata fatta e in più ci vuole l'impegno per trasmettere la memoria alle giovani generazioni. Per alcuni il ricordo e' personale, per i più giovani la memoria deve essere appresa, deve dare la consapevolezza di cosa l'Italia e', e' stata, di come si e' fatta"-: quale sia il giudizio del Ministro sui fatti sopra esposti, quali iniziative intenda adottare per preservare la sicurezza delle attività della “Casa della memoria”, e in generale, quali azioni intenda intraprendere per un’efficace lotta alla mafia, soprattutto in un contesto di recrudescenza delle attività mafiose, così come testimoniato anche dalla recente uccisione del boss Nicolò Ingarao che sembrerebbe preludere ad una stagione di scontri tra cosche rivali. Marco Boato
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